sto andando su e giù per le scale del centro congressi durante un allestimento.
sono efficiente, scattante, agitata, vestita bene.
ho un po' di occhi puntati addosso: gli allestitori, le hostess, i tecnici, qualche persona del posto.
il cliente e il mio capo non si sono ancora fatti vedere.
è quasi tutto pronto per l'accreditamento, le liste, la segreteria, hostess brieffate.
gli occhi puntati addosso aumentano. strano, ma forse oggi sono particolarmente in forma, me lo sento, mi piaccio.
io mi gonfio ancora di più, l'adrenalina pre-evento aumenta.
dò indicazioni, dispenso direttive, controllo che tutto sia a posto.
mai stata così in anticipo sui tempi.
passo in rassegna le hostess, che mi guardano anche quando sono più lontana da loro.
sarà ammirazione, penso.
occhi puntati addosso, qualcuno addirittura si gira al mio passaggio, che manco quando avevo 20 anni!, ma non me ne curo.
su e giù ancora per le scale, dentro e fuori dal centro congressi, il cellulare è ormai un'appendice permanente del mio orecchio sinistro.
i transfer da coordinare, quello dei cartelli che è in ritardo, la mamma un po' seccata che mi chiede se il ragazzino deve fermarsi a cena da lei.
e occhi ancora puntati addosso di chiunque incontri sulla mia strada, sempre di più.
finché una delle ragazze, quando mi avvicino per sistemarle il foulard, non trova il coraggio e, puntando un indice tremante verso la mia spalla, mi dice con vocina candida, finto stupore e malcelato ribrezzo:
"hai qualcosa quiiiii".
d'un tratto mi vengono i sudorini, mi passa tutta la vita davanti agli occhi e so che voglio morire prima ancora di scoprire cosa stia puntando il dito ingenuo curato con la french della bella figliola.
guardo la spalla e quello che vedo è raccapricciante: mai cagata di piccione è stata più grande e più trionfante di quella che si appoggia con madreperlacea disinvoltura sulla mia giacca nera.
dedico al piccione autore dell'art attack un solo pensiero che non riporterò su questa pagina per non turbare gli animalisti.
ho il magone, ma tento di non scompormi e riprendo in mano la situazione.
figura di merda?
"no, tranquilla mia cara, è tutto calcolato. si usa dire "merda" perché un evento vada bene e io non lascio mai nulla al caso, non dimentico mai un dettaglio, nemmeno quello scaramantico".
giro i tacchi, sfilo la giacca, ma chissà perché da quel momento in poi il vago desiderio di essere una tartina del buffet mi tormenta per tutta la giornata.
venerdì 28 maggio 2010
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Be, ti dirò. Io avrei provato profonda ammirazione per una donna così concentrata e determinata da a) non rendersi conto di avere una cacca di piccione addosso b) portarla sulla spalla con noncuranza per raggiungere l'obiettivo.Ti avrei considerato una macchina. Quindi avrei pensato non a una brutta figura, ma al contrario. E poi prendila con ironia, che altro c'è da fare?Enjoy, sei stata bravissima!
RispondiEliminanat, ti confesso che anche io mi sono sentita una macchina: nella fattispecie la MIA, con le cacche di piccione calcificate!Grazie per la dimostrazione di stima anche quando si è nella merda fino alle... spalle! ;)
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