mercoledì 31 agosto 2011


ci ho provato.


giuro che ci ho provato per tutto il giorno.


sono anche andata dalla f., abbiamo parlato della sua pancia bellissima, della sua casa nuova bellissima e lei mi ha fatto le melanzane alla parmigiana e l'isnalata di farro, bellissima.


poi in ufficio ho mangiato un intero sacchetto di orsetti gommosi, UNO - INTERO


poi ho fatto due risate, anche


ho riso delle formine da merda che vendono negli stati uniti, formine da infilare nel buco del culo per cagare a forma di cuore, o di stella, o di fiore


poi sono andata due o tre volte su splinder


poi ho cantato parole parole parole


e


pensiero stupendo, con il karaoke nello youtube.


ci ho provato, ma lo scazzo ce l'ho ancora e non ci posso fare proprio niente.

venerdì 26 agosto 2011

- come ha detto, scusi? Neri? con la N di Milano?
- e no, signora, con la N di Napoli.

e non ho nemmeno la scusa che ho bisogno di ferie.
comunque MilaNo ce l'ha la enne. come siamo puntigliosi.

martedì 23 agosto 2011

Walk!

io odio camminare, altrimenti non mi chiamerei lasedia.
fatemi fare qualunque cosa, ma per favore, non camminare.
abito al primo piano e per andare a casa prendo l'ascensore, tanto per dirne una.
ma poi mi convinco che camminare non è poi così difficile, e per giunta dicono che sia bello.
quindi niente panico.
è solo la mia prima escursione verso un rifugio della mia prima vacanza estiva in montagna.
sono poco più di 700 metri di dislivello, dati per 2, massimo 2 ore e mezzo a salire e poco piu di un'ora a scendere.
il fatto, poi, di farla in compagnia (oltre che del marito e del ragazzino) di mio fratello, mia cognata e di tutti i loro amici appassionati di arrampicata ed escursionismo, la renderà ancora più piacevole e divertente, ne sono certa.
indosso un paio di bragoni scuri larghi e una bella maglietta nera un po' stretta in vita. le scarpe da escursionismo di decatlon a dirla tutta mi fanno un po' cagare ma non posso fare altrimenti.
zaino nero monospalla, lo trovo decisamente più trendy di quegli zainacci bicolore (sempre decatlon) che indossano mio marito e mio figlio.
ovviamente, in mezzo all'allegra cumpa, mi comporto come se l'escursione verso un rifugio ai piedi di un ghiacciaio sia la mia colazione ogni mattina prima di andare in ufficio.
fuorchè continuo a usare con tutti il termine di scampagnata, espressione che probabilmente incute nel resto del gruppo qualche dubbio in merito alla mia consapevolezza di ciò che stiamo per fare.
la scampagnata comunque inizia.
io parto spedita come un eurostar e ho l'entusiasmo già in vetta ma dopo una dozzina di passi inizio a controllare l'altimetro che, manco a dirlo, non si è mosso da lì.
mi impongo di non guardarlo troppo spesso per non uscirci di testa dopo un quarto d'ora.
sono tutti già avanti a me in men che non si dica, mio figlio non lo vedrò più fino a quando non avrò raggiunto la destinazione.
al mio fianco resta mia cognata, lei sa bene che si tratta della mia prima escursione un po' impegnativa e inizia a farmi lezione.
per fortuna gli altri non sentono, mica posso far vedere che io, sorella di uno che gestisce un sito sulla montagna, non so un cazzo di 'ste cose.
allora, si respira così, gonfiando la pancia, si mantiene il baricentro corretto, si tengono i piedi ben piantati a terra, si tiene una posizione naturale e un atteggiamento rilassato in modo che tutti i sensi siano aperti a qualsiasi segnale.
io per dimostrare naturalezza che sprizza da tutti i pori mi caccio le mani in tasca, così vedono come sono disinvolta a scampagnare.
inizio a parlare di mare e di ostriche e del fatto che io sono capace di mangiarmene 24 da sola. ah ah ah.
lei però mi becca con le mani in tasca e ricomincia con la solfa della posizione corretta quando si fa escursionismo, le mani devono essere libere anche perchè in certi casi è necessario usarle per aggrapparsi agli appigli che la roccia offre.
una cosa che imparo subito da sola è che ogni volta che si incontra qualcuno che scende bisogna dire Bonjour.
- Bonjour
- Bonjour

se invece qualcuno dietro mi alita nei reni è buona norma farlo passare e lui mi dirà merci, e io gli devo rispondere prego in francese.
a parte la prima volta che mi scappa un prèg con la erre moscia, dalla seconda mi impongo di dire je vous en prie, ma prima che abbia finito di dirlo senza incespicarmi questo è già arrivato al ghiacciaio, quindi decido che dopo il suo merci io gli dirò solo bonjour.
mi piacerebbe ogni tanto poter dire anche io merci, ma è difficile che arrivi ad alitare nei reni di qualcuno più lento di me.
e quindi:
- Bonjour
- Bonjour
- Merci
- Bonjour

la pendenza inizia a sentirsi, finalmente quell'altimetro di merda si muove.
la povera cognata tiene il mio passo che si fa sempre più trascinato e patetico.
respiro come un orco in preda a un enfisema, inizio a sentire un dolore insopportabile alla spalla destra per colpa di quel cazzo di invicta monospalla pieno di minchiate cioè un libro, la macchina fotografica, beveraggi non proprio consoni, pacco di salviette umidificate, un kway, il borsellino, una banana e barrette energetiche. ah, e un galak.

- Bonjour
- Bonjour
- Merci
- Bonjour

a volte becco degli italiani ma io ormai sono programmata in modalità bonjour, perchè in escursione la concentrazione è importante.
dopo non so bene quanto, mi fermo dove si è fermato quanche componente del nostro gruppo per aspettare me e la cognata.
decido di confessare che in effetti non ho una grande preparazione fisica per quell'escursione, in fondo non c'è nulla di male ad ammetterlo.
scusate, è che ho fatto un sacco di foto, mi esce invece senza che io abbia il minimo controllo delle cazzate che sparo.
tiro fuori dallo zaino la prima barretta energetica e la divoro.
la mia istruttrice mi cheide se sono sicura di aver fame adesso, dopo solo mezz'ora di cammino.
francamente mi girano un po' i coglioni che me lo chieda, ma che ne sa lei della mia fame?
ne sa, ne sa.
in effetti non ho fame per niente, ma la scusa del calo di zuccheri è un modo dignitoso per perdere tempo stando fermi e riprendere fiato.
tutti i presenti mi guardano inorriditi quando tiro fuori la mia bottiglia di cocacola e inizio a tracannare senza ritegno. e poi, siccome ho più sete di prima, tiro fuori anche la bottiglia di acqua intensément pétillante e giù anche questa a garganella.
mentre faccio l'ahhhhh di estrema soddisfazione dopo aver bevuto, qualcuno mi ricorda che durante le escursioni sarebbe meglio bere acqua naturale.
il rutto roboante che sto per tirare a quel punto lo evito, parrebbe un filino irriverente nei confronti del saggio suggeritore e forse in quel momento non c'è lo spirito giusto.
il fratello si offre per tenermi nel suo zaino estremamente tecnico le bottiglie per alleggerirmi la spalla destra.
ne sono felicissima e si prosegue.

- Bonjour
- Bonjour
- Merci
- Bonjour

arriviamo in un punto meravigliosamente panoramico, voglio fare una foto alla cognata.
i maestri del corso di fotografia mi hanno insegato che non bisogna avere fretta.
eseguo un paio di scatti, cerco l'inquadratura giusta, non sono soddisfatta, scatto ancora, in tutte le posizioni possibili.
dio come adoro il rumorino dello scatto dell'otturatore, adoro maneggiare l'obiettivo, mi sento un po' l'henry bresson dei poveri, che senso di appagamento ineguagliabile, quale potere (e intanto, 'fanculo, mi riposo).
la cognata mi dice con un certo disagio che è meglio se mi sbrigo e mi fa cenno di girarmi.
che c'è adesso...
c'è che dietro di me una riga di almeno 20/25 persone aspetta in silenzio religioso e con santa pazienza lo scatto decisivo per poter finalmente passare.
voglio che la morte mi colga.
mi splamo contro le rocce per farli passare tutti, e da ognuno mi becco un ironico e forse un po' scazzato merci al quale rispondo con il mio bonjour in preda ad un imbarazzo tale che vorrei infilarmi nella tana della marmotta.
non ne posso veramente più.
e devo anche pisciare.
gli altri hanno smesso di aspettarmi, sono a distanza irrecuperabile, me li immagino già al rifugio a farsi un paio di birre medie a testa, mentre io non ho manco più la mia coca cola e posso solo tracannare acqua naturale dallo zaino camel bag della cognata.

- Bonjour
- (ma che cazzo ci troverai di così bon in 'sto jour, mi sento esplodere dentro) Bonjour
- Merci
- Bonjour

la mia salita, data per 2 ore, dura in realtà 3 ore e 20.
ma il sollievo di vedere finalmente il rifugio in pietra e quel ghiacciaio sopra di lui (un po' sporco a dire il vero) così imponente mi fa temporaneamente dimenticare le fatiche.
ce l'ho fatta, non ci credo.
al rifugio c'è chi di noi prende il tea con una fetta di torta, chi si mangia un po' di formaggio portato dal campo base (le tende), chi si fa il panino o la barretta.
io mi sparo un'omelette con lardon, patate e formaggio di capra (va beh, non sono l'unica) e tre/quattro bicchieri di rosso.
poi altre due barrette, la banana e una fonduta di galak (fonduta all'interno dell'infernale monospalla).
infine, gonfia come un ludro, mi metto un po' lì fuori e ronfo per due ore, mentre gli altri proseguono verso il ghiacciaio e poi tornano indietro.
bello, eh? senz'altro.
la discesa va più o meno come la salita (Bj - Bj - M - Bj) però per me dura più di 2 ore anzichè una.
più o meno sola, perché mia cognata si è rotta il cazzo di starmi dietro.
sto male, mi sento come joe simpson quando arriva in fin di vita al campo base dopo un'impresa allucinante sul siula grande, e nel pieno del delirio la testa gli va in loop con la canzone brown girl in the ring.

arrivata alla tenda resto lì immobile come una pietra, non riesco nemmeno a buttarmi distesa.
il marito mi guarda e mi dice che sono stata bravissima, e vedo che lo dice sinceramente.
non so se sia per la stanchezza o perchè in un momento in cui ti senti un po' giù e incontri parole dolci di comprensione in genere sale in gola il magone, fatto sta che appena me lo dice mi sciolgo in un pianto liberatorio.
in quel momento penso che io non sono proprio buona a fare nulla, e non mi riferisco solo alle scampagnate ma a tante cose.
e lo dico tra le lacrime, ho bisogno di frignare, frignare intensamente, intensamente pétulante.
e poi arriva il ragazzino che si appoggia con la testa sul mio seno e mi dice mamma, non è vero, tu per esempio sei bravissima a farmi le coccole.
ecco, qualcuno potrebbe pensare belin che culo essere bravissimi a fare le coccole. non io.
in quel momento persino la mia gioia nel sentire poche parole, sa essere più energica, più forte e più scattante del mio corpo.
arriva di corsa, improvvisamente e in un attimo raggiunge i 700 metri di dislivello, senza pause, senza barrette, e poi va ancora oltre e sale su e supera anche il ghiacciaio, la gioia.

comunque, la sera davanti al fuoco acceso per terra si ride, si scherza e ci si racconta la giornata. il mio bluff ormai è di dominio pubblico.
io dò il meglio davanti alla grigliata di salsicce, costine di maiale e agnello e bicchieri di vino e genepy.
poi qualcuno se ne esce con la cazzata del secolo "domani si fa la ferrata o si va in falesia ad arrampicare?"
scusate ma, se non vi disturba, domani io passo, merci, bonsoir.








(sì, poi ho fatto anche la ferrata)
(e pure l'arrampicata).
(ciapa lì)

lunedì 22 agosto 2011

Primo giorno di lavoro

Oggi ho il culo adagiato su un comodo cactus.
l'aggiornamento rispetto a ieri è che oggi c'ho pure le mestruazioni.
potrebbe andare peggio.

venerdì 12 agosto 2011

Post-umo, che viene dopo

se splinder funziona, questo post dovrebbe comparire il 12 agosto alle 10.50, anche se in realtà è stato evacuato il 5.

10 anni fa, quel giorno e a quell'ora, con sette giorni di ritardo rispetto alle previsioni che davano il 5, ho stretto per un momento il mondo in un pugno.
se avessi voluto, avrei potuto spappolarlo violentemente con la forza e l'impeto di chi dà una vita facendola uscire dalle proprie viscere.
io non avró mai altri figli.
ecco, questo è un dato di fatto.

auguri, ragazzino mio.
sei la parte di me più bella che ho.
il resto... beh, il resto sono resti.


mercoledì 3 agosto 2011

sento l'aria fresca di una mattina di agosto, sotto il vestito nero.
si sta stranamente bene.
più tardi l'aria si scalderà.
e scommetto che si starà ancora meglio.
e già.